
Cosa proponiamo
L'Arap fin dal 1981 si è battuta affinché il malato mentale inconsapevole della sua malattia sia in ogni caso curato. L'esperienza dimostra che se ciò non avviene la malattia peggiora fino a cronicizzarsi. Una persona con la mente sconvolta, che sente voci insistenti che lo incitano alla violenza, è in grado di farsi curare?
Quanti pazienti sono morti proprio perché liberi di non curarsi? Se il cervello impedisce loro di comprendere il loro stato, non dovrebbe essere la società ad aiutarli? La "libera scelta" di non curarsi è pura ipocrisia, comoda solo per certi operatori e certi politici.
È fazioso ripetere che mancano le strutture alternative giacché laddove sono state realizzate, esse sono utilizzate solo dai malati collaborativi, quelli facili da gestire, e non dai malati più gravi, quelli non consenzienti.
Dal varo della Legge 180 del 1978 è solo sulla famiglia che si scarica la gestione del caso psichiatrico, nonostante i tanti centri psichiatrici pubblici.
Oggi esiste una vasta gamma di medicinali per far fronte alle varie forme di malattie mentali che abbisognano di un sostegno farmacologico.
Il timore che oggi, con l'impiego dei nuovi psicofarmaci e con l'evoluzione della psichiatria, si vogliano ripristinare i vecchi manicomi è del tutto infondato.
Sicuramente al tempo dei manicomi venivano fatti dei soprusi inimmaginabili ma negli ultimi anni quanti giovani sono diventati cronici o sono morti perché non si è intervenuti adeguatamente ed in tempo utile?
Chi è responsabile quando lo psicotico finisce nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario o si suicida o è destinato ad una cronicità permanente?
L'attuale legge non menziona affatto le gravi responsabilità degli operatori per la mancanza della reale presa in carico.
La Legge 180/833 ed i vari Progetti Obiettivi non prevedono l'obbligo di cura se non quando il malato diventa pericoloso per sé e per gli altri.
Come per ogni altra patologia, anche per la malattia psichica dovranno quindi essere istituite strutture nelle quali psichiatri, psicologi e psicoterapisti possano insieme collaborare per migliorare le condizioni dei malati e per prevenire la nuova cronicità.
In sostanza nel quadro del processo di riesame dell'assistenza psichiatrica l'Arap chiede che siano previste le seguenti strutture e i seguenti servizi:
- Pronto Soccorso Psichiatrico
In caso di crisi si deve assicurare al malato la possibilità d'un ricovero sia volontario che involontario (Trattamento Sanitario Obbligatorio), mediante medico di base, personale medico e paramedico adeguatamente addestrato. Occorre quindi trasformare gli attuali Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, SPDC, in Pronto Soccorso Psichiatrico preposto all'intervento di emergenza solo per sedare momentaneamente il paziente. Negli attuali SPDC dove la permanenza del malato dura pochissimi giorni e gli spazi sono limitati, non è possibile attuare una vera diagnosi e una vera cura e riabilitazione. - Clinica psichiatrica pubblica Immediatamente dopo il pronto soccorso occorre trasferire il paziente, sia volontario che in regime di TSO, per tutto il periodo necessario, in una clinica specializzata, dove poterlo osservare, inizialmente senza farmaci, per poter fare una diagnosi corretta e subito dopo stabilire la cura più idonea perfezionandola e valutandone gli effetti collaterali. Tale struttura deve essere organizzata e gestita nel modo più umano, rispettando la dignità del malato e assicurando un'assistenza psichiatrica aggiornata. Una volta avviata la cura, va valutata la possibilità di trasferire il malato o in famiglia o in una comunità terapeutica. Ovviamente vanno fornite al malato le garanzie di protezione e di tutela verso possibili deleteri abusi di nuova istituzionalizzazione attraverso un organo preposto, come prevede la legge francese relativa alla protezione delle persone ricoverate per disturbi mentali in condizioni di ricovero obbligatorio.
- Comunità terapeutiche Nelle Comunità Terapeutiche il ricovero sarà volontario per quei pazienti che accettino le cure sia farmacologiche che psicologiche, mentre per i non collaborativi potrà essere effettuato in regime di TSO. Le comunità saranno differenziate in settori a seconda della gravità della malattia. Il periodo di permanenza potrà protrarsi anche mesi. Questi tempi più lunghi sono oltremodo utili per i malati non collaborativi affinché l'operatore psichiatrico abbia il tempo necessario per stabilire una relazione con il paziente onde coinvolgere lo stesso in una accettazione del suo disturbo e di conseguenza far sì che si stabilisca una sintonia fra le due figure, operatore - paziente, tale da consentire un programma reale di riabilitazione. Ciò è attualmente impossibile, come già detto, durante i ricoveri presso gli SPDC dove, oltre tutto, non ci sono le condizioni ambientali, (spazi verdi, ecc.). Spazi indispensabili per giovani molto spesso pieni di vitalità dal punto di vista fisico.
- Residenze protette Per i cronici gravi occorre organizzare residenze protette con assistenza sanitaria e sociale, 24 ore su 24. Controlli periodici dovranno essere effettuati per la tutela dei diritti del malato.
- Case famiglia Al malato ospite di una casa famiglia va garantita la continuità del trattamento terapeutico. I malati non possono essere lasciati completamente soli a gestire la malattia e la struttura. I familiari non devono essere obbligati ad abitare con quei malati la cui convivenza risulti inaccettabile.
- Assistenza psichiatrica domiciliare Per i malati che possono essere curati in famiglia si deve garantire un'effettiva assistenza domiciliare. L'operatore psichiatrico deve recarsi assiduamente al domicilio del paziente per accertarsi che i farmaci vengano assunti regolarmente nel modo prescritto. Questo compito non può essere demandato alle famiglie. Inoltre l'operatore deve accertarsi che la famiglia sia capace di prendersi cura del congiunto malato. Va previsto un accompagnatore domiciliare psichiatrico che aiuti il malato ad uscire dal suo isolamento, sappia cogliere le sue tendenze e lo orienti verso il suo più congeniale sbocco (Day Hospital, centro diurno, scuola regionale, cooperativa di lavoro, attività creative e culturali ecc.). Tale operatore deve far da tramite fra utente, famiglia e struttura psichiatrica. Deve essere comunque garantito un servizio specifico di assistenza e sostegno a tutto il nucleo familiare.
- Responsabilità civile e penale Deve essere configurato il reato di omissione di soccorso per quegli psichiatri che dimettono o abbandonano gli psicotici gravi e/o pericolosi per garantire l'incolumità dei malati, dei familiari o di altri. Dopo le dimissioni del paziente da parte della clinica o della comunità gli operatori psichiatrici devono assicurare la continuazione della terapia.
- Riqualificazione e aggiornamento degli operatori Devono essere previsti corsi e seminari, finalizzati a migliorare la capacità di gestire in modo più empatico, equilibrato ed efficace il rapporto con il malato e la famiglia. Ci deve essere un aggiornamento continuo sulle conoscenze mediche nel campo psichiatrico.
- Lavoro protetto per malati psichici Devono essere attuate norme di lavoro protetto e adeguatamente retribuito per i malati psichici, con prospettive d'inserimento graduale nel mondo del lavoro.
- Collaborazione tra operatori psichiatrici e sociali E' da promuovere una migliore collaborazione tra gli operatori di psichiatria, psicoterapia ed assistenza sociale, oggi spesso antagonisti con grave danno per il malato.
- Collaborazione con i familiari Per ottenere un miglior risultato del trattamento del malato mentale occorre assicurare una buona collaborazione fra operatori e familiari che devono essere supportati ed informati su tutto quello che riguarda i loro congiunti malati. I familiari devono conoscere il Progetto Terapeutico individuale del loro congiunto compreso i farmaci ed il loro uso.
- Ricerca scientifica Va assolutamente ripresa la ricerca scientifica sulle malattie mentali, soprattutto nelle cliniche universitarie.
- Prevenzione Il problema fondamentale e prioritario nel campo dell'assistenza psichiatrica è quello della prevenzione della malattia e dei suoi drammi. Se ne parla solo a tragedie avvenute e poi tutto viene subito accantonato. Bisogna intervenire, invece, alle prime avvisaglie, anche in sede scolare, e quindi con maggior efficacia su soggetti ancora giovani. Se ciò non avviene, la malattia degenera fino ad arrivare alla cronicizzazione, con conseguenze negative di ogni genere, compreso l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (O.P.G). L'onere finanziario per l'intera società diminuirebbe se la prevenzione fosse veramente attuata.