Cosa proponiamo

Nel quadro del processo di riesame dell'assistenza psichiatrica l'Arap chiede che - tenendo conto dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche e della diversificazione dei bisogni - siano continuamente aggiornati e rivisti i protocolli adottati.
Strutture e servizi di riferimento devono sempre essere:

  • Pronto Soccorso Psichiatrico
    In caso di crisi si deve assicurare al malato la possibilità d'un ricovero sia volontario che involontario (Trattamento Sanitario Obbligatorio), mediante medico di base, personale medico e paramedico adeguatamente addestrato.
    Occorre quindi trasformare gli attuali Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, SPDC, in Pronto Soccorso Psichiatrico preposto all'intervento di emergenza solo per sedare momentaneamente il paziente.
    Negli attuali SPDC dove la permanenza del malato dura pochissimi giorni e gli spazi sono limitati, non è possibile attuare una vera diagnosi e una vera cura e riabilitazione.
  • Struttura psichiatrica pubblica
    Immediatamente dopo il pronto soccorso occorre trasferire il paziente, sia volontario che in regime di TSO, per tutto il periodo necessario, in una struttura specializzata, dove poterlo osservare, inizialmente senza farmaci, per poter fare una diagnosi corretta e subito dopo stabilire la cura più idonea perfezionandola e valutandone gli effetti collaterali.
    Tale struttura deve essere organizzata e gestita nel rispetto della dignità, dei diritti e dei bisogni del paziente, assicurando un'assistenza psichiatrica aggiornata. Una volta avviata la cura, va valutata la possibilità di trasferire il malato o in famiglia o in una comunità terapeutica. Ovviamente vanno fornite al malato le garanzie di protezione e di tutela verso possibili deleteri abusi di nuova istituzionalizzazione attraverso un organo preposto, come prevede la legge francese relativa alla protezione delle persone ricoverate per disturbi mentali in condizioni di ricovero obbligatorio.
  • Comunità terapeutiche
    Nelle Comunità Terapeutiche il ricovero sarà volontario per quei pazienti che accettino il piano terapeutico, mentre per i non collaborativi potrà essere effettuato in regime di TSO. Le comunità saranno differenziate in settori a seconda della gravità della malattia.
    Il periodo di permanenza potrà protrarsi anche mesi. Questi tempi più lunghi sono oltremodo utili per i malati non collaborativi affinché gli operatori abbiano il tempo necessario per stabilire una relazione con il paziente onde coinvolgere lo stesso in una accettazione del proprio disturbo tale da consentire un programma reale di presa in carico tale da restituire alla persona autonomia e inclusione sociale.
  • Residenze protette
    Per i cronici gravi occorre organizzare residenze protette con assistenza sanitaria e sociale, 24 ore su 24. Controlli periodici dovranno essere effettuati per la tutela dei diritti del malato.
  • Case famiglia
    Al malato ospite di una casa famiglia va garantita la continuità del trattamento terapeutico. I malati non possono essere lasciati completamente soli a gestire la malattia e la struttura. I familiari non devono essere obbligati ad abitare con quei malati la cui convivenza risulti inaccettabile.
  • Assistenza psichiatrica domiciliare
    Per i malati che possono essere curati in famiglia si deve garantire un'effettiva assistenza domiciliare.
    Gli operatori devono recarsi regolarmente al domicilio del paziente per accertarsi che i farmaci vengano assunti regolarmente nel modo prescritto e che la convivenza familiare non crei disagio reciproco.
    Va prevista una figura di sostegno che aiuti il malato ad uscire dal proprio isolamento, sappia cogliere le sue tendenze e lo orienti verso il suo più congeniale sbocco (Day Hospital, centro diurno, scuola regionale, cooperativa di lavoro, attività creative e culturali ecc.).
    Tale operatore deve far da tramite fra utente, famiglia e struttura psichiatrica. Deve essere comunque garantito un servizio specifico di assistenza e sostegno a tutto il nucleo familiare.
  • Responsabilità civile e penale
    Deve essere configurato il reato di omissione di soccorso per quegli psichiatri che dimettono o abbandonano gli psicotici gravi e/o pericolosi per garantire l'incolumità dei malati, dei familiari o di altri.
    Dopo le dimissioni del paziente da parte di una struttura o della comunità gli operatori psichiatrici devono assicurare la continuazione della terapia.
  • Riqualificazione e aggiornamento degli operatori
    Devono essere previsti corsi e seminari, finalizzati a migliorare la capacità di gestire in modo più empatico, equilibrato ed efficace il rapporto con il malato e la famiglia.
    Ci deve essere un aggiornamento continuo sulle conoscenze mediche nel campo psichiatrico.
  • Lavoro protetto per malati psichici
    Devono essere attuate norme di lavoro protetto e adeguatamente retribuito per i malati psichici, con prospettive d'inserimento graduale nel mondo del lavoro.
  • Collaborazione tra operatori psichiatrici e sociali
    E' da promuovere una migliore collaborazione tra gli operatori di psichiatria, psicoterapia ed assistenza sociale, oggi spesso antagonisti con grave danno per il malato.
  • Collaborazione con i familiari
    Per ottenere un miglior risultato del trattamento del malato mentale occorre assicurare una buona collaborazione fra operatori e familiari che devono essere supportati ed informati su tutto quello che riguarda i loro congiunti malati. I familiari devono conoscere il Progetto Terapeutico individuale del loro congiunto compreso i farmaci ed il loro uso.
  • Ricerca scientifica
    Va assolutamente ripresa la ricerca scientifica sulle malattie mentali, soprattutto nelle cliniche universitarie.
  • Prevenzione
    Il problema fondamentale e prioritario nel campo dell'assistenza psichiatrica è quello della prevenzione. Se ne parla solo a tragedie avvenute e poi tutto viene subito accantonato. Bisogna intervenire, invece, alle prime avvisaglie, anche in sede scolare, e quindi con maggior efficacia su soggetti ancora giovani.